Care delegate/i, gentili ospiti, amici giornalisti, quando come CGIL abbiamo pensato a questa iniziativa ci siamo da subito interrogati se c'era un punto in specifico da mettere a fuoco, una questione in particolare da analizzare, poi tutti ci siamo convinti della necessità di parlare in generale del rapporto tra Università, città, studenti, pensando a questi soggetti senza un ordine prioritario di importanza, ma prefigurando la realizzazione, tra loro, di un circolo virtuoso in cui i problemi degli uni si rendessero permeabili a quelli degli altri.

Noi oggi, con questo convegno, vogliamo indicare alla società civile, politica ed istituzionale della nostra città, la strada che la Camera del Lavoro di Perugia intende seguire, coscienti di dare risposte parziali a problemi complessi, ma fiduciosi di poter contribuire ad aprire un confronto trasparente e partecipato nella città, su questi temi che anche noi riteniamo di grande importanza.

L'Università è luogo del sapere, della ricerca, punto di eccellenza della formazione, e in quanto tale, deve contribuire a realizzare cittadine e cittadini coscienti e critici. L'università è un soggetto istituzionale che ha il compito di interagire con il tessuto sociale, economico e produttivo circostante, creando un ambiente favorevole dove la ricerca universitaria incontra anche le necessità esterne.

La società post-industriale che ci lasciamo alle spalle era caratterizzata dalla grande concentrazione di operai nelle fabbriche, ai quali, preposti il più delle volte a lavori sempre uguali e ripetitivi, non era richiesta né autonomia decisionale, né tantomeno un elevato livello di istruzione; celebre è la frase che Taylor disse ai suoi operai: "non vi si chiede di pensare, ci sono persone pagate per farlo".

Oggi assistiamo ad una trasformazione costante nel e del lavoro ed a una sua sempre maggiore parcellizzazione; per molti uomini e donne l'informatica ha già cambiato il modo di lavorare e di produrre e sta cambiando velocemente anche il luogo dove la ricchezza si crea e si redistribuisce.

L'introduzione dei processi informatici ha mutato radicalmente i tempi di vita e di lavoro per milioni di persone, e questo fatto impone una nuova organizzazione dei servizi e del lavoro, prospettando nuove frontiere da esplorare, nell'organizzare questi lavoratori, allo stesso sindacato.

Alle lavoratrici e lavoratori si chiede, in maniera crescente, una elevata capacità di decisione automa, all'interno dello stesso ciclo produttivo.

L'istruzione intesa come formazione e acquisizione costante di conoscenze diventa, quindi, sempre più necessaria.

In questo contesto il rapporto tra Ateneo e territorio deve essere vissuto come una grande opportunità di crescita reciproca in cui, dai destini dell'uno, dipende anche il futuro più o meno splendente dell'altro.

L'Università deve essere sicuramente luogo dello studio e della ricerca di base, senza la quale lo sviluppo avrebbe orizzonti limitati; ma deve essere anche uno degli attori principali dello sviluppo territoriale, che si confronta con le attività economiche e produttive locali, in cui l'impresa diventa punto di riferimento della ricerca applicata.

In questo interscambio proficuo, in cui vanno salvaguardate le reciproche autonomie e l'essenza pubblica dell'insegnamento e dello studio universitario, si può superare quel divario che oggi ancora esiste tra cultura e specializzazione, tra trasferimento di risorse pubbliche e l'esigenza attuale e futura di attrarre anche risorse private.

Il territorio e la sua capacità di offrire servizi di alta qualità è senza dubbio uno dei fattori strategici di competitività economica, dove si gioca in gran parte il futuro del nostro sistema produttivo.

In particolare il suo centro di eccellenza culturale, come è l'Università e la sua capacità di fare più ricerca e più formazione di qualità, riveste un importanza fondamentale nel sistema territoriale, perché rappresenta un vero e proprio volano della crescita.

E' seguendo questo ragionamento, per esempio, che all'interno delle piattaforme aziendali della Nestlé e della Tatry abbiamo cercato, rivendicandolo, di stabilire un legame tra l'impresa multinazionale e l'Università sui temi della formazione – innovazione - ricerca. E' da questa impostazione e dal risultato positivo della contrattazione aziendale, che è stato inaugurato recentemente presso lo stabilimento della Perugina il "Perugina Training Centre " Centro di Ricerca – Innovazione – Formazione, in relazione al ciclo produttivo del cioccolato, unica esperienza mondiale.

Il nostro tessuto produttivo territoriale vede principalmente la presenza della piccola impresa, fonte di dinamismo economico e di grandi opportunità di crescita, ma, date le sue contenute dimensioni produttive e finanziarie, non in grado il più delle volte, di attivare processi autonomi di ricerca e di alta formazione del personale.

Per questo motivo, anche in rapporto all'inaugurazione che si è avuta nel mese di ottobre del tavolo di concertazione della città di Perugia, sarebbe importante che il Comune si attivi per istituire una sede di confronto tra l'Università, le OO.SS. e le Associazioni Imprenditoriali, al fine di poter confrontare e far incontrare le esigenze interne dell'Ateneo con le esigenze formative e di ricerca esterne.

Inoltre, nel prossimo futuro, ci auguriamo di trovare gli organi di governo dell'Ateneo ancora più sensibili a questi temi di quanto lo siano stati fino ad oggi. Infatti, dopo un breve periodo di apertura a queste problematiche, che è coinciso con la sottoscrizione del protocollo di relazioni permanenti tra Università e Organizzazioni Sindacali, l'Università è tornata a collocarsi in una vecchia logica gestionale, autoreferente e poco permeabile nei suoi rapporti con la realtà esterna.

A breve si discuterà dell'elezione del nuovo Rettore. La Camera del Lavoro sarà molto attenta ai programmi dei candidati anche al fine di perseguire gli obiettivi che oggi, con questa iniziativa rivendichiamo.

Perugia è conosciuta nel mondo anche per la presenza di un'altra importante istituzione accademica: l'Università per Stranieri.

Questo Ateneo, dopo la forte crisi avuta fino ad oltre la metà degli anni '90, che ha visto più che dimezzato il numero delle iscrizioni rispetto alla fine degli anni '80, vive oggi una inversione di tendenza che fa ben sperare. La presenza, di questa importante istituzione, che tanta immagine ha dato alla città di Perugia fino a farla identificare, in qualche circostanza, in Italia come la città dell'Università per Stranieri, ha vissuto anche una certa crisi di identità nel momento del suo riconoscimento come Ateneo.

Questo riconoscimento ha fatto sì che all'inizio si è andati ad istituire qualche corso di laurea parallelo a quelli già presenti all'Università Statale, oggi, con la predisposizione di nuovi corsi improntati all'interculturalità, avvertiamo un parziale cambio rispetto a questa direzione, che giudichiamo positivo e da incoraggiare.

Inoltre è nostro convincimento che il ruolo avuto da questa istituzione nel passato vada reso attuale, anche con maggiore intensità e diffusione, e prospettato nel futuro e cioè quello di far conoscere, approfondire e studiare la lingua e la cultura italiana nel mondo.

La nostra città si sta dotando di un nuovo PRG che disegnerà la Perugia degli anni 2000.

Il vecchio strumento urbanistico ha avuto il limite che molti altri PRG di altre città, redatti negli anni '60 hanno avuto, cioè il fatto che nessuno era in grado di prevedere per la fine degli anni '90 un indice demografico del nostro paese negativo.

L'Italia è il paese al mondo in cui si nasce di meno. Giusta è quindi l'impostazione data al nuovo PRG di Perugia di limitare la realizzazione di nuove volumetrie con l'intento di recuperare il patrimonio edilizio esistente.

Particolare attenzione va posta alla nuova dislocazione territoriale dell'Università che inciderà profondamente sull'immagine futura della città.

La C.d.L. di Perugia ha già manifestato la propria opinione al riguardo, che è bene qui ribadire. Noi riteniamo, anche per gli importanti risultati di carattere medico – scientifico raggiunti a Perugia, improcrastinabile la realizzazione del polo unico, ospedaliero al Silvestrini con la costruzione presso di esso della facoltà di medicina.

Questo progetto si deve realizzare in tempi brevi, salvaguardando il carattere pubblico dell'assistenza sanitaria nella nostra città. La realizzazione del polo unico inoltre, deve rappresentare una occasione per una nuova dislocazione territoriale dell'Ateneo, che deve tenere in considerazione innanzitutto gli obiettivi di vivibilità della città e di buona accoglienza degli studenti.

Questa importante realizzazione, che consentirà di razionalizzare e migliorare l'assistenza sanitaria per i nostri cittadini, non andrà a discapito dello sviluppo delle altre Facoltà.

E' per questi motivi che riteniamo sbagliato il progetto, redatto dall'Università, che prevede la realizzazione di una nuova imponente volumetria e relativa cementificazione di Pian di Massiano.

Secondo noi va riutilizzato prioritariamente il patrimonio edilizio di Monteluce, una volta avvenuto lo spostamento della Facoltà di Medicina, con l'insediamento di altre Facoltà in maniera tale che oltre a recuperare le volumetrie esistenti, si salvaguarda anche un tessuto di relazioni sociali ed economiche del quartiere.

Pensiamo che parte del patrimonio edilizio della "conca ", sia da riconvertire ad uso abitativo per gli studenti e per realizzare spazi di aggregazione socio-culturale, in modo tale, così, da affrontare anche la piaga rappresentata dal mercato illegale degli affitti, che affonda le sue radici nella limitata offerta di abitazioni, a fronte di una forte richiesta.

Voglio ricordare che secondo una indagine del sindacato inquilini SUNIA solo il 20% dei contratti stipulati dagli studenti è regolare, mentre l'altro 80% è irregolare e di questo il 60% sfugge completamente ad ogni controllo con una evasione fiscale (IRPEF) annua stimata di circa 18 miliardi.

Inoltre questa operazione può anche contribuire a raggiungere l'obiettivo di riportare cittadini residenti nel centro storico, essenziale per ripristinare una funzione di presidio del territorio in grado di aiutare a risolvere i problemi che si sono ultimamente presentati nella nostra città rispetto al tema della sicurezza.

L'Umbria è all'avanguardia per quanto attiene le provvidenze speciali a favore degli studenti provenienti da paesi che non appartengono alla Comunità Economica Europea, pur tuttavia le risorse messe a disposizione per finanziare il diritto allo studio non sono sufficienti a realizzare i sussidi necessari, secondo standard di qualità europei, agli studenti che vivono particolari condizioni di disagio.

Nella nostra città sono ancora molte le ragazze e i ragazzi, che, vivendo una situazione economica difficile, al fine di evitare di rimanere esclusi dagli studi, si prestano a lavori irregolari, mal retribuiti e senza nessuna tutela sociale.

A garantire il diritto allo studio può e deve contribuire anche il Comune attraverso l'offerta gratuita di una serie di servizi, che vanno dall'informazione, alla cultura, alla mobilità e al tempo libero, con la predisposizione di una "carta dello studente " e cioè di un titolo che dia la possibilità di usufruire gratuitamente di questi servizi.

Occorre che la Città di Perugia, nelle sue varie componenti, si senta impegnata a promuovere, rispetto a questi problemi, una cultura della accoglienza nella legalità, garantendo agli studenti ospiti della nostra città un'alta qualità dei servizi offerti, facilitazioni di ordine sociale, interventi culturali e spazi di aggregazione socio-culturale per una loro maggiore integrazione nella vita cittadina.

Gli studenti, oltre al diritto di una città accogliente, hanno il diritto ad una Università che gli dia una formazione scientifica e professionale di alta qualità in tempi certi.

Vogliamo una Università dove i docenti siano disponibili per gli studenti e dove venga fatta didattica e ricerca ai più alti livelli possibili.

Vogliamo una Università dove siano sempre meno gli studenti che nell'Università siano costretti a passarci molto tempo della loro vita.

Vediamo in questo rapporto distorto, un pericolo reale per una preoccupante caduta di qualità dell'Università di Perugia; il numero di studenti fuori corso ed il calo delle iscrizioni ne sono i sintomi più preoccupanti. L'Ateneo deve offrire agli studenti, utilizzando al meglio le opportunità offerte dalle regole concorsuali, un corpo docente sempre più prestigioso, presente e disponibile, con l'affiancamento di tutor, come previsto dall'ordinamento e non ancora attuato, che segua lo studente nell'intero corso di studi, strutture didattiche e di ricerca moderne, laboratori adeguati, biblioteche efficienti in maniera tale da poter chiedere agli studenti impegno e rigore negli studi, dando però agli stessi la possibilità di tempi brevi nella laurea.

Con i suoi quasi sette secoli di vita l'Ateneo perugino ha segnato in maniera indelebile e positiva la Città di Perugia, altrettanto, anche se con una storia molto più recente, si può dire dell'Università per Stranieri: tutto ciò ha significato prestigio internazionale, ricchezza socio-culturale, benessere economico, grande vitalità; è dalla considerazione che questo grande patrimonio non vada disperso, anzi valorizzato, che oggi si riconferma il nostro determinato impegno presente e futuro.